I Tartari in casa

Articolo

di

Venerio Cattani

 

 

Parlando dei suoi 30 mila soldati, il Presidente Berlusconi ha aggiunto che non vuole tenerli ad aspettare nel “Deserto dei Tartari”. Immagine fantasiosa ma appropriata. Il tenente Drogo attese invano per tutta la vita, i suoi Tartari, mente Drogo Berlusconi i suoi Tartari ce li ha in casa. Vedi rivolta di Lampedusa, vedi rivolta di Massa (della quale la televisione non ha pudicamente dato notizia),vedi le manifestazioni per Gaza sui sagrati delle nostre Cattedrali. E vedi l’arresto di oggi dei cinque Rom stupratori di Guidonia. Ho letto e ascoltato con orrore la notizia che i nostri Carabinieri hanno ispezionato 47 insediamenti Rom introno a Guidonia. Se sono 47 intorno a Guidonia, quanti sono in tutta Roma? La cruda e semplice realtà, è che gli italiani vivono nelle loro città come i coloni dell’800 nel Far West, circondati dagli indiani. E dobbiamo ringraziare Nostro Signore che i Fratelli Musulmani, o Al Queda, o chi per loro, non abbiano ancora impartito l’ordine dell’attacco finale: perché quando lo faranno (e lo faranno) saranno gran brutti giorni per la povera Italia. Il punto è che la nostra classe politica di dilettanti (del governo e non parliamo dell’opposizione, che non ne vale la pena) deve cambiare strategia. Dovrebbe essere ormai chiaro, che quando centinaia di migliaia d’indesiderabili sono sbarcati, dal mare, dal cielo, da terra, dentro le nostre frontiere (che non esistono più) non è materialmente possibile espellerli. Così come non è realistico pretendere che Gheddafi, Ben Ali’ , Mubarak, facciano il lavoro sporco per noi e affondino i barconi di migranti in partenza dalle coste d’Africa. “Che furo al tempo che passaro i Mori, d’Africa il mar, e in Francia nocquer tanto”, come scrive Ariosto. Roba vecchia, la leggiamo dal 1500. Alla nostra difesa, alla difesa del nostro territorio, dobbiamo provvedere noi, nessun altro lo farà. Il nostro Esercito, la nostra Marina, la nostra Aeronautica, ci sono per questo. L’ordine interno spetta alla polizia e ai carabinieri, che si sono dimostrati bravissimi. Ma respingere alle frontiere, porti, aeroporti, valichi è compito dei militari, che non si vede altrimenti a che cosa servano. Egualmente, è inutile continuare a discutere accademicamente dei campi Rom, del razzismo e dell’integrazione e di tutte le altre fisime intellettualistiche e giuridiche: chiacchiere da perditempo, da azzeccagarbugli. Le favelas introno a Roma non ci devono essere, come impone da sempre la nostra legge devono essere e a nessuno deve essere permesso di costruire le favelas, come nella Rio de Janeiro di un secolo fa. E’ una realtà molto pesante e sgradevole, ma questo è davvero un compito da statisti. Bisogna ripulire l’Italia, non dagli stranieri o dagli emigranti, ma dagli indesiderabili e dai violenti che per nostra ignavia e nostra colpa hanno occupato il “fu Belpaese”.